Il titolo del reportage si presta ad una duplice interpretazione: “One more chance” (ancora una possibilità) si può intendere come l’opportunità che un rifiuto arrivato in discarica possa trovare un nuovo utilizzo, ma anche che l’attività di raccolta dei rifiuti possa offrire ancora una possibilità (forse l’unica) di sopravvivenza a molte persone .
La discarica di Choeung Ek si trova nel distretto di Dangkor, poco distante dai Killing Fields, sito tristemente noto per essere stato uno dei principali scenari di un'orrenda pagina della storia della Cambogia.
E’ stata aperta nel 2009 a seguito della chiusura della vecchia discarica di Steung Meanchey arrivata alla massima capienza.
Il sito di Choeung Ek è più grande di circa 10 ettari rispetto al vecchio, tuttavia le quasi 3000 tonnellate di rifiuti conferite giornalmente creano nuovamente preoccupazione agli amministratori di Phnom Penh.
Come accadeva per Steung Meanchey, la discarica è fonte di sostentamento per molte famiglie (circa 170) che vivono ai margini quando non addirittura all'interno della discarica stessa. Le persone raccolgono tutto ciò che può essere rivenduto per ricavare il denaro necessario alla loro sopravvivenza.
Sia gli insediamenti sia le attività svolte sono ufficialmente illegali, pertanto mal tollerate dalle autorità. Queste, nell'intento di scoraggiare le persone a proseguire nella raccolta, periodicamente distruggono i fatiscenti ponti costruiti dai raccoglitori per oltrepassare il fossato d’acqua mista a liquami che circonda il gigantesco ammasso di rifiuti.
Gli scarsi ricavi della vendita degli oggetti recuperati (in media circa 2,5 dollari al giorno) sono appena sufficienti per l’acquisto del cibo necessario al sostentamento delle famiglie. A causa della malnutrizione e degli agenti inquinanti a cui sono esposte, molte persone vivono in uno stato di salute precaria, ma impossibilitate ad accedere a qualsiasi cura o anche semplicemente all’acquisto di medicinali. Molti bambini, soprattutto i più piccoli, camminano scalzi sulle montagne di rifiuti di ogni tipo con il rischio di procurarsi lesioni anche serie a causa della presenza di vetro, metallo tagliente e rifiuti medicali.
Secondo ISWA (International Solid Waste Association) in tutto il mondo ci sono 15 milioni di persone che vivono e lavorano in comunità che dipendono dalle discariche e il loro numero è in aumento. In queste realtà, l’aspettativa di vita è di 35 anni.